Botta & Risposta con Petra Zakrajšek

Petra Zakrajšek è l’Amministratore Delegato di Gao Architect “Ogni nuovo progetto  è una sfida importante che mi stimola alla creatività attraverso la ricerca di innovazione nell’arredo, nei colori, nei tessuti e nei materiali, ideando nuovi concetti di spazio e di luminosità”

Che cosa significa essere imprenditori a Lubiana e quali sono le differenze nel fare affari in Italia?
Essere imprenditori a Lubiana significa che bisogna lavorare sodo  e costruire il proprio  marchio lentamente, prendendosi  cura di tutti gli aspetti dell’ impresa e la parte più importante, è la soddisfazione dei clienti. Questo ti fa crescere ed è una base. Almeno lo è  per la mia azienda. Il valore aggiunto è un approccio moderno al marketing. Questo , nel mio caso, è molto personale.
Immagino che la differenza tra Slovenia e Italia è che l’Italia ha un mercato molto più grande e più sviluppato, con una lunga e ricca storia di interior design. In Slovenia, stiamo ancora imparando ……

Dal Vostro osservatorio come vedete il futuro del Design?
Penso che gli ambienti  diventeranno  ancora più caldi e accoglienti, coinvolgendo tutti i sensi. La casa diventerà soprattutto, un luogo dove le persone si sentono sicure e a proprio agio. Il design industriale invece continuerà ad essere ancora meno personale, quindi il divario tra questi due aspetti crescerà.

Che cosa dovrebbe fare un imprenditore oggi per essere competitivo nell’industria Habitat & Design?
Devi imparare e informarti ogni giorno. Non solo nel campo della progettazione, perché questo è troppo ristretto, devi essere curioso di tutto ciò che riguarda la vita, in particolare l’arte. L’arte è un riflesso della nostra società attuale.

All’ultimo Salone di Mobile di Milano abbiamo notato una ripresa dell’industria con un passaggio fondamentale nella zona di progettazione verso il Materico lasciando dietro un minimalismo che è esaurito. Cosa ne pensi?
Sono   felice di questo. È un segno dell’arte che torna alla natura e anche al genere umano . I rapporti tra le persone sono il nostro più grande tesoro e quindi  non esiste spazio per il minimalismo. Per me personalmente, il design degli interni è come un fiume di vita.

A quali progetti ti stai attualmente dedicando?
Abbiamo appena finito di progettare spettacoli per un grande sviluppatore sloveno Prva hiša, stiamo finendo di realizzare dei lavori per due Penthouse a Situla e staimo facendo tre diverse ristrutturazioni di case private e un appartamento duplex.

Parlando del futuro, quale ruolo gioca la comunicazione digitale nel mondo del design oggi?
È un grande ruolo, ma non credo che il design degli interni possa mai essere totalmente sostituito dalla comunicazione digitale, perché si basa  ancora molto sulle sensazioni e su  un approccio personale ai clienti. Penso che il carisma personale e la determinazione di un designer d’interni siano molto  importanti in tutto il processo di progettazione, costruzione e arredamento. È la nostra missione, e alla fine lo scopo principale è che sia il cliente che l’interior designer siano  soddisfatti dei risultati finali.

L’ultima domanda riguarda il futuro dei giovani imprenditori. Quali sono i tuoi pensieri su questo?
Il mio più grande desiderio è quello di progettare interni all’estero. Ampliare il mio lavoro in Europa e imparare da persone con differenti mentalità e culture. È un processo creativo e sto imparando tanto dai miei clienti. Voglio espandere i miei orizzonti a livello internazionale.

 

Altarini in marmo bianco e nero

Altarini

Continuiamo il nostro percorso ispirati dalla creatività dell’arch. Diego Granese.

La bellezza della pietra naturale abbinata ai sapori mediterranei e alla bravura degli chef del Team Costa del Cilento, ha fatto nascere questi nuovi altarini in marmo bianco e nero di cui siamo particolarmente orgogliosi.

Abbiamo provato a coinvolgere tutti i sensi: il gusto, la vista, il tatto, l’olfatto.

Per l’udito ci affidiamo alle onde del nostro Mediterraneo, ci penserà lui a completare la nostra opera!

Botta & Risposta con Gian Piero Santin fondatore di ARTE & STILI

Botta & Risposta con Gian Piero Santin fondatore di ARTE & STILI Limited, nata nel 2015 con l’intento di proporre soluzioni che suggeriscono l’uso di ceramiche artigianali vietriche.

Una realtà importante nella City con le radici di un’arte artigianale che mantiene i principi tradizionali della lavorazione a mano, dove il fitto spazzolone di colore rende ogni ceramica unica e irripetibile.

Il nostro piacere ospitare l’architetto Gian Piero Santin in questa rubrica per raccogliere una visione della contemporaneità.

Cosa significa esportare il “locale” in un’economia globalizzata?

Qualche anno fa ho avuto occasione di lavorare a Londra per la ristrutturazione di appartamenti. Fu allora che proposi materiale di ceramica Vietrese, utilizzata poi con grande successo. In questi anni a seguire ho continuato a sognare di esportare il bello della nostra economia ed oggi, che realizzo questo sogno, sono orgoglioso di contribuire, anche in minima parte, alla globalizzazione delle peculiarità di ogni parte  del mondo.

Come viene percepita l’arte artigianale di Vietri nella Capitale del business occidentale?

A Londra l’arte  artigianale italiana è già qualcosa di speciale (vedi pizza, pasta, mozzarella ecc.) e la ceramica Vietrese desta addirittura stupore: questa appare sul volto sorridente di tutti quelli che si affacciano alla vetrina del negozio da me aperto a pochi passi da Covent Garden.

Cosa significa essere imprenditori a Londra e quali le differenze con il fare impresa in Italia.

Sono solo agli inizi per definirmi un imprenditore, ma posso già affermare l’enorme differenza con il fare impresa nel giro di qu in Italia. Prima fra tutto l’inesistenza della burocrazia: le autorizzazioni previste si ottengono nel giro di qualche giorno, basta rispettare le regole richieste. Non è da poco il minore carico fiscale dovuto.

Il Made in Italy è ancora un valore distintivo rispetto alla produzione mondiale?

Come già sottolineato alla seconda domanda, il made in Italy per gli Inglesi (ma credo per tanti Paesi) è un valore distintivo di buon gusto, di espressione naturale del “Bel Paese” e, meglio, di solarità e allegria.

Dal suo osservatorio come vede il futuro del Design?

Il futuro del design è certamente positivo. Oramai quasi tutti hanno la propensione su tutto ciò che sia di “Design”. Avere oggetti o materiali di design è diventato come uno “status simbol”che solo pochi oggi sanno  privarsi.

All’ultimo salone del Mobile di Milano abbiamo notato un rilancio del settore con una passaggio fondamentale nell’area del design verso il Materico lasciando alle spalle un minimalismo che si è esaurito. Cosa ne pensa?

Ogni stile ha il suo tempo, anche se la mia idea di fare architettura si colloca bene con il minimalismo, credo che sia giusto variare. Il materico d’altro canto è certamente uno stile che troverà un grosso riscontro per quella sensazione di “calore” che diversamente il minimalismo non ha trasmesso.

A quali progetti si sta dedicando in questo momento?

Fortunatamente ho diversi progetti in Italia che mi vedono impegnato nella mia professione di Architetto, in particolare di una importante struttura sanitaria che si svilupperà di qui fino ai prossimi due anni.

Siamo partiti da un presente che dimostra una nuova ricerca del locale rispetto alla globalizzazione, ma cosa rimpiange passato?

Per carattere non ho mai rimpianto il passato perché ogni giorno c’è sempre qualcosa in cui credere fermamente e impegnarsi per ottimizzare i risultati sperati.

Botta & Risposta con Valeria Prete

Valeria Prete, Presidente del gruppo Design Tessile Sistema Casa di Confindustria Salerno; è imprenditrice creativa, intraprendente e visionaria.

La sua azienda TEKLA è la sintesi di un gruppo industriale dall’esperienza trentennale che si sviluppa grazie ad una continua spinta innovativa e una costante ricerca in campo tecnologico.

1 – Cosa significa fare “sistema” oggi?

Fare sistema significa coinvolgere, emozionare e trascinare.

2 Sistema Casa è una forma di aggregazione di aziende del gruppo Design & Tessile di Confindustria Salerno. Quali sono gli obiettivi di Sistema Casa?

L’obiettivo primario di quest’anno è la conoscenza. Condividere e divulgare maggiore conoscenza attraverso forme di cooperazione finalizzate allo scambio di esperienze, di informazioni e attività di ricerca orientate all’aggiornamento reciproco. Attraverso questa integrazione, il gruppo di lavoro, intende anche farsi conoscere di più sul territorio locale, sul mercato nazionale e internazionale.

  1. Che cosa deve fare Sistema Casa per motivare le PMI all’aggregazione

Il nostro compito è quello di stimolare e sostenere l’imprenditore verso la conoscenza e l’azione. Vogliamo condurre le PMI su questa visione. Pensiamo  che se restiamo concentrati su noi stessi, resteremo concentrati sul piccolo; se invece ciascuno di noi mette a disposizione una parte del nostro piccolo in comunione con i colleghi potremmo fare delle cose da grandi.

  1. Quale è stata la sua prima azione da Presidente e quale sarà la prossima?

Il primo intervento è stato orientato al coinvolgimento di tutti i componenti del gruppo. Abbiamo organizzato il Primo Contest Young Factory Design che ha visto coinvolti non solo le aziende aderenti a Confindustria Salerno ma anche e soprattutto numerosi giovani architetti del mondo del design, le Università, e noti studi di architettura.

La prossima azione sarà la presentazione dei progetti di questo Contest al Fuori Salone di Milano, zona Tortona, il prossimo 4 aprile.

  1. Siamo alle porte del prossimo Salone di Milano, ritiene che il Salone sia ancora strategico per il mondo del design?

Penso che sia una delle vetrine migliori per il mercato internazionale dell’Habitat & Design. Un momento di grande prestigio per il Design Italiano che espone; sarà una settimana ricca di creatività e di internazionalità.

Milano sarà per una settimana la Capitale mondiale del Design.

Noi saremo presenti con 10 aziende e 15 giovani professionisti che hanno collaborato contemporaneamente facendo sistema.

  1. Dal suo osservatorio come vede il futuro del design.

Domanda difficile. Il mondo del design è ricco di fascino, di creatività, proiettato verso l’originalità e l’unicità di prodotti e immagini che poi circonderanno i nostri occhi nel prossimo futuro.

  1. Valeria Prete oltre a essere un esempio come Presidente è imprenditrice visionaria e pragmatica. Ci racconti in due parole la sua azienda e con quali aspettative ha partecipato al B2B?

La mia azienda Tekla, si occupa di tutto ciò che riguarda le aperture di una abitazione sia nel residenziale sia nel terziario. Partecipa al B2B con l’interesse di sviluppare nuove relazioni su mercati emergenti. La qualità dei buyer presenti ci fa ben sperare.

 

Ringraziamo Valeria Prete per avere portato un contributo di qualità con il suo pensiero illuminato a questa rubrica.

Botta & Risposta con Marino Firmani

Marino Firmani, è un manager esperto di Marketing Internazionale in particolare nell’area Habitat & Design. Ricopre un ruolo di grande utilità per la PMI nella gestione di progetti di internazionalizzazione. Interviene in azienda con azioni, strumenti, relazioni e servizi tra loro coordinati per affrontare in chiave strategica i cambiamenti di mercato, necessari per operare nel contesto competitivo. Affianca gli Amministratori di Cianciullo Marmi per un progetto di internazionalizzazione.

Con lui abbiamo avuto l’occasione di conversare all’interno di questa rubrica.

In quale fase si trova oggi il mondo dell’arredamento?

L’anno che si è da poco concluso ci ha fatto respirare aria di rilancio e rinnovamento. Si è infatti esaurita l’epoca del design minimalista, che stava rischiando di giungere a una sorta di banalizzazione del prodotto. Ha quindi ripreso valore la materia, in particolare il legno e la pietra, abbinati a una tecnologia avanzata. Quest’ultima dimostra di essere sempre più presente nell’offerta targata “made in Italy”.

Che cosa deve fare oggi un imprenditore per essere competitivo nel settore Habitat & Design?

Il futuro per le nostre PMI passa attraverso la creazione di nuovi cicli di sviluppo commerciale determinati da percorsi distributivi internazionali, abbreviati, da consolidare e fidelizzare nell’ultimo miglio verso il cliente finale. Si crea sviluppo e crescita in uno scenario competitivo e frazionato come il nostro, attraverso la qualità delle competenze degli attori che dimostrano di essere in grado di generare valore dalle risorse disponibili. Per poter scegliere le competenze su cui indirizzare la strategia occorre una chiara visione del futuro, costruita su elementi distinti e riconoscibili dal mercato.

E’ necessario quindi  investire nell’internazionalizzazione?

Le piccole e medie imprese hanno minori capacità di investire nella creazione di piattaforme distributive o nella promozione del marchio, minori risorse per la ricerca e sviluppo di prodotti e processi competitivi, minore forza contrattuale con i distributori. Rimanere da soli oggi è più che mai penalizzante. Fare “Sistema” con alleanze complementari e territoriali aiuta a raggiungere maggiore solidità economica, adeguate risorse umane e di capitali da investire in internazionalizzazione e innovazione. Le nuove sfide della globalizzazione e le problematiche collegate all’attuale crisi economica hanno portato alla ribalta l’importanza della collaborazione in rete delle piccole e medie imprese, modello d’eccellenza e scommessa per il futuro. Infatti, le debolezze tipiche delle piccole e medie imprese non si ripropongono nei sistemi reticolari, grazie al rafforzamento delle conoscenze e delle competenze professionali, manageriali e organizzative.

La frammentazione del settore Habitat & Design è un limite o un vantaggio?

La frammentazione risulta essere un limite per la crescita un vantaggio per l’ingresso. Il settore di riferimento si caratterizza per una grande varietà di attori, sia a livello produttivo (mercato frazionato, senza leadership) che distributivo. Si differenziano fra loro per l’ampiezza geografica del proprio business (locale, regionale, nazionale o internazionale), per canale distributivo (B2B o B2C), per la tipologia dei materiali. Gli imprenditori del settore sono chiamati a sostenere un cambiamento gestionale e manageriale più che produttivo. I fattori di debolezza che minacciano la competitività delle imprese del settore in questo momento derivano da una ridotta cultura commerciale, una eccessiva concentrazione sul prodotto, che limita lo sviluppo del marketing, una relativa scarsità di investimenti in tecnologia e macchinari e le ridotte dimensioni al di sotto di una soglia minima per affrontare il mercato globale. I fattori che determinano il successo dell’imprenditore italiano nel settore sono sicuramente la qualità dei prodotti, la flessibilità produttiva e l’imprenditorialità.

La comunicazione digitale nel mondo del Design che ruolo ha assunto oggi?

Si deve comunicare nell’area B2B e nell’area B2C ma si devono aprire gli occhi sempre di più nel C2C e nel C2B. L’interazione con il consumatore è decisiva. L’integrazione  alla comunicazione tradizionale con la comunicazione digitale che parla “uno a uno” e “molti a molti”; questa diventerà decisiva. La comunicazione diretta al consumer è sostenibile prevalentemente con il WEB e i Social network.

L’ultima domanda è dedicata al futuro dei giovani imprenditori. Qual è il suo pensiero?

E’ necessario per i giovani imprenditori essere attrezzati per entrare con il piede giusto nell’Industria 4.0. Il mondo industriale si sta evolvendo così come tutto il panorama globale e le nuove tecnologie ne sono protagoniste. I grandi acceleratori del Sistema Manifatturiero, dai quali non si può prescindere sono: Automazione, Big-data, Connettività, Energia verde, Commercio Digitale e Intelligenza Artificiale. Il futuro è adesso, bisogna saperlo riconoscere.

Ringraziamo Marino Firmani per essere intervenuto in questa rubrica con il suo pensiero visionario.

Botta & Risposta con Diego Granese, Architetto e designer

I suoi interventi di riqualificazione urbana e di restauro conservativo, di progettazione direzionale, di ristrutturazione di edifici privati come quelli di ricettività turistica e di design, lasciano il segno di una pulizia formale con massima raffinatezza in fase realizzativa. 

I premi ed i riconoscimenti ricevuti a livello Internazionale lo pongono al centro di un ambito creativo, eclettico ed innovativo.

Il nostro piacere ospitare l’architetto Diego Granese in questa rubrica per raccogliere una visione della contemporaneità. 

Il futuro non ci viene regalato ma lo dobbiamo conquistare giorno dopo giorno. Come sogna il futuro per le nuove generazioni?

Il futuro è sempre qualcosa di incerto e guai se non fosse così.

Il periodo storico che stiamo vivendo è già molto difficile e ci sono purtroppo grandi incertezze per il futuro di tutti.

I giovani si trovano nel bel mezzo di questa rivoluzione epocale del Mercato del Lavoro con l’enorme ascesa dell’era digitale e della crisi economica che oramai attanaglia molti Paesi del Mondo. I giovani come sempre subiscono un grande stordimento tra quanto raccontato dagli adulti e da quello che loro vivono ogni giorno e che sognano per il loro futuro. Come ogni periodo storico il passato ed il futuro sono in contrapposizione, gli adulti hanno una “vision” sempre legata al passato ed alle loro esperienze vissute mentre i giovani hanno sempre una “vision” rivoluzionaria e di grande avanguardia. L’era digitale ha cambiato il Mondo Moderno ed i giovani di oggi ne sono il frutto e la cerniera principale di tale cambiamento, allo stesso modo saranno le fondamenta di un nuovo futuro che sicuramente dovrà tener ben conto degli errori e delle positive esperienze del passato e gettare le basi per qualcosa di nuovo che secondo me ad oggi ci è ancora sconosciuto.

La tecnologia ha cambiato il nostro futuro. Come cambiano spazi espositivi e cultura dell’abitare in questa epoca di tecnologia avanzata?

La tecnologia avanzata e l’era digitale hanno cambiato completamente il Nostro modo di vivere, di abitare, di comunicare e di promuovere il “fare”. Pur in una tecnologia esasperata e di una ricerca assoluta del “nuovo” e del “tecnologico” fortunatamente vi è un ritorno alle cose semplici, un ritorno ai veri valori della vita, del fare e del vivere. Tutto questo vedo che inizia ad integrarsi armonicamente con l’era digitale e viene fuori un qualcosa che è la sintesi di tale confluenza, la stessa genererà un enorme vantaggio per la collettività e per il progresso.

Il successo del Made in Italy si è fondato sulla nostra capacità creativa molto spesso espressa nel design e nel gusto del bello, abbinata anche a una posizione vantaggiosa sui cambi monetari. Oggi la via dello sviluppo passa attraverso il “low cost” e l’”high value”. Secondo lei il nostro Paese sarà ancora capace di valorizzare il made in Italy ?

Noi siamo l’Italia, Noi siamo gli Italiani che nella storia sono stati sempre l’eccellenza del “fare” e della creatività. Il Nostro Paese pur vivendo un periodo storico molto ma molto difficile è già partito con una nuova Rivoluzione del vivere e del fare che coniuga la qualità della vita all’originalità del “fare”.

In Italia ci sono grandi scuole di design?

In Italia ci sono oramai tante Scuole di Design anzi per me fin troppe ed inutili. La Professione del Designer oramai da anni è inflazionata. La maggior parte delle scuole di design illudono i ragazzi per un futuro che ha poco spazio per un tale numero internazionale di nuovi designers, soprattutto poiché la qualità è bassa e poco specializzata.

Secondo me in questo modo si generano esclusivamente nuovi illusi e disoccupati che non conoscendo alcun vero mestiere si masturbano professionalmente con Renderings sì belli ma il più delle volte irrealizzabili costruttivamente, con costi esagerati di produzione e che non potranno mai essere recepiti da un Mercato Internazionale sempre più spietato e speculativo.

La mia proposta? Proporrei più che altre scuole di design dei laboratori delle Eccellenze delle Arti e dei Mestieri, ove l’era digitale dovrà integrarsi sinergicamente con l’alto Artigianato, con la Tecnologia e con le Nostre Eccellenze del “fare” e del “fare bene” .

All’ultimo salone del Mobile di Milano abbiamo notato un rilancio del settore con una passaggio fondamentale nell’area del design verso il Materico lasciando alle spalle un minimalismo che si è esaurito. Cosa ne pensa?

Il minimalismo come tutte le mode si è ridotto ad un mero ricordo, ora vi sono però altre mode come quelle del super decorativo e del vintage, ma anche queste avranno una fine. Proprio per questo motivo ritengo che non bisogna mai rincorrere questa o quella moda ma invece seguire un percorso progettuale personale che abbia un approccio al fare attraverso il giusto, il semplice ed il bello.

Dal suo osservatorio come vede il futuro del design?

Secondo me parlare ancora di Design è obsoleto. Infatti penso che  l’era del Design sia stato un periodo storico di grande rilievo che dai primi anni 50’ ha dato vita ad un filone economico culturale e creativo che ha generato grande ricchezza e visibilità al Nostro Paese. Ora bisogna voltare pagina, la miniera oramai si è esaurita e quindi bisogna avere una “vision” diversa e più consona all’attuale periodo storico ed al futuro.

Oramai con la parola design si intende quasi tutto ciò che è disegnato o messo in produzione, bello e brutto, utile ed inutile, giusto o sbagliato, questa è stata la vera fine del Design e dell’Eccellenza.

Un futuro ci sarà sicuramente e mi ripeto sarà quello del “fare” e del “fare bene”, dell’utile senza spreco di risorse e di economie. Bisognerà generare nuove sinergie nei nuovi ambiti del fare, generare le nuove Eccellenze.

Il futuro sarà l’essenzialità legata alla funzionalità, la semplicità con l’utilità, il fare bene e giusto, ove l’uomo ed il suo vivere nel rispetto della natura e delle risorse dovrà essere il centro del Mondo e della cultura.

Parliamo di riqualificazione dei Centri storici delle province: in tutti i paesi sviluppati, i centri urbani stanno vivendo un momento di profonda crisi di identità; stanno risentendo delle forze centrifughe che, dettate da nuove regole del mercato, spostano e trasformano le loro funzioni primarie. Da luoghi di socializzazione e di scambio, i centri storici si stanno evolvendo in nuovi soggetti geografici dai quali emigrano sempre più spesso, o perlomeno cambiano, gli elementi che stavano alla base del loro esistere. Il centro storico non è più quindi un elemento certo delle nostre città, non è più quel punto di riferimento che conferisce un’identità specifica ad un territorio urbano. Qual è il suo pensiero in merito a questo argomento?

Purtroppo da Architetto devo dire che tanti sono stati gli errori dell’Urbanistica nella trasformazione delle città e dei territori. Il Dio danaro con i suoi facili guadagni ha creato danni irreparabili ed ha offuscato le menti con facili speculazioni  e con danni enormi alla collettività. Purtroppo tali danni si stanno ancora perpetrando con scellerate operazioni commerciali che perdono di vista le vere necessità dell’uomo, della collettività, della cultura, della memoria e dei territori. Danni ciclopici che purtroppo oramai da tempo verificano tali supposizioni. C’è bisogno di una vera e propria Rivoluzione Culturale che faccia tornare l’uomo ed il suo sereno futuro al centro del “Fare Architettura” e non piuttosto gli interessi economici dei pochi che sostenuti da una classe politica scellerata crea solo danni e sterilità dei veri ed importanti “luoghi”.

A quali progetti si sta dedicando in questo momento ?

Diversi sono i progetti ai quali ultimamente mi stò dedicando unitamente al mio variegato staff.

L’eclettismo che mi caratterizza mi ha sempre favorito molto professionalmente in quanto mi sono sempre discostato dalla staticità della semplice offerta Professionale di Architetto o di designer, entrando così in ambiti diversi e sempre più specialistici a livello progettuale, culturale ed imprenditoriale.

Attualmente collaboro molto con Aziende in qualità di consulente creativo a 360° ciò per generare nuove economie, per aggredire nuovi mercati, per generare cultura e per dare una qualità al “fare” ed al prodotto.

Allo stesso modo consulenze di Architettura, di Interiors, di Design e di Exhibit sono il pane quotidiano ma tutte e dico tutte hanno alla base un “modus operandi” che tiene ben al centro l’uomo, la Natura, il Territorio ed un futuro pieno di grande bellezza e serenità.

Siamo partiti dal futuro, ma cosa rimpiange del passato?

No perfavore rimpiangere No……

Secondo me il passato non bisogna rimpiangerlo mai ma piuttosto bisogna analizzarlo e farne frutto sempre.

Il fatto di aver avuto un passato già è un qualcosa di positivo infatti dimostra che siamo esistiti e che abbiamo vissuto.

Il passato può essere più o meno pieno di cose positive o negative, di esperienze, di sconfitte e di vittorie, di amori e di delusioni, ma questo è giusto ed è normale.

Il Nostro compito è quello di tenere sempre a memoria il Nostro passato e tutto quello che ci ha donato o preso.

Le esperienze passate servono a non farci fare gli stessi errori ma a rafforzarci sulle cose fatte e fatte in modo giusto, come anche sui risultati raggiunti, per me tutto questo è alla base per gettare le fondamenta di un futuro sempre più ricco di tanta bellezza e di grande serenità.

Ringraziamo l’architetto Diego Granese per averci regalato la sua visione della contemporaneità, rispondendo alle diverse domande della nostra rubrica Botta&Risposta

Il mondo del Design in Fiera

Se nel 2016 il Rosa Quarzo e il Blu Serenity incitavano alla tranquillità, il mondo del Design sceglie il verde chiaro brillante come colore dell’anno 2017. Un colore che evoca la rinascita, la forza e l’energia.

Design, cultura dell’abitare, stili di vita, decorazioni; tutto questo in un gennaio ricco di appuntamenti e incontri prima a Colonia con Imm-Cologne e poi a Parigi al Maison&Object, aspettando il Salone di Milano ad Aprile.

Di buon auspicio il primo appuntamento del 2017 per il mondo del design a Colonia con oltre 1.300 espositori. Il Design italiano è stato rappresentato con 130 espositori di cui 34 per l’area Living Kitchen con marchi noti a livello internazionale. L’operatore di settore ha avuto l’occasione di scoprire tutte le novità del settore arredo: mobili, luce, oggetti decorativi, tessuti, rivestimenti, outdoor etc.

Dopo Colonia  un altro appuntamento che tutti gli appassionati di design non possono proprio perdere: è quello con Maison&Objet a Parigi. La fiera-vetrina, dedicata alle tendenze sulla casa, divisa in tre sezioni: maison (dedicata agli interni), objet (accessori e complementi) e influences (arredi di lusso e ultime mode).

Il tema scelto per il 2017 è “silence”, il silenzio.

Nell’attuale società caratterizzata da una eccessiva iperattività, la casa rappresenta un rifugio per ritrovare la calma e la serenità. Si scopre in questo modo la bellezza dell’essenziale negli oggetti che ci accompagnano nell’abitare ricercando semplicità,  trasparenza e tonalità eteree.

Botta & Risposta con Massimo Cianciullo

La storia della Cianciullo Marmi parte quattro generazioni fa. Che cosa ha caratterizzato le singole generazioni?

Verso la fine dell’800 il fondatore Antonio Baldi, diplomato all’Accademia delle Belle Arti, scultore e artigiano, si distinse per l’intraprendenza e la capacità imprenditoriale.

Nei primi anni del ‘900, fino alla fine della seconda guerra mondiale, c’è stato lo sviluppo dell’attività produttiva e commerciale, attraverso i suoi nipoti Bonaventura e Carmine Cianciullo.

Nella generazione successiva, contestualizzata negli anni ’60, guidata da Ugo Cianciullo, figlio di Bonaventura, si crea l’attuale azienda di Salerno, con una forte espansione dell’attività commerciale con l’allargamento ai mercati esteri.

La generazione attuale ha iniziato a guidare l’azienda a partire dagli anni ’80 con Paola e Massimo Cianciullo, simultaneamente al secondo boom economico, favorendo una espansione verso i mercati degli Stati Uniti d’America e verso i mercati Europei e il consolidamento del mercato nazionale.

Innovare per competere?

L’innovazione ha cambiato faccia; non è più la semplice scintilla imprenditoriale che fa di un manufatto un’opera d’arte in serie. Fare innovazione significa in primo luogo cambiare mentalità, acquisire disponibilità a rischiare per il nuovo, non adagiarsi sulle proprie ricchezze ma continuare ad avere dentro lo stimolo di costruire e di inventare. La Cianciullo Marmi, oggi come ieri e domani vive innovando.

 

Che cosa deve fare oggi un imprenditore per essere competitivo nel settore dell’architettura e dell’interior design?

Deve produrre bene, conoscere i processi produttivi e i costi di realizzazione del manufatto, deve distribuire meglio e deve sapere comunicare.

 

Quali sono le criticità di oggi?

La debolezza del settore è nelle due seconde fasi, la distribuzione e la comunicazione. Una comunicazione  che necessita di un aggiornamento permanente sia nel prodotto che nelle sue diverse forme. Una distribuzione che necessita di presenza capillare nei mercati di destinazione.

 

Produrre bene, cosa significa per chi lavora il marmo?

Il nostro modo di interpretare la produzione parte dalla ricerca e dalla selezione delle materie prime e si sviluppa con la competenza qualificata nell’assistere architetti e progettisti alla massima autonomia creativa nella realizzazione delle proprie opere.

Dal suo osservatorio come vede l’impresa italiana?

L’Italia ha bisogno di un futuro industriale che non arriva! L’impresa italiana è condizionata dalla globalizzazione e potrà emergere ancora, se punterà alla qualità, all’eccellenza e allargamento del tessuto produttivo. L’Italia imprenditoriale dovrà lavorare molto di più rispetto a ieri per raggiungere i livelli di benessere allargato a cui eravamo abituati.

Le soluzioni?

Penso sia  necessario rimettere in moto una capacità di spesa, bloccata dalla politica del rigore.

Cosa pensa del Made in Italy?

Da valorizzare con un progetto Paese. Il suo successo è riconducibile alla capacità creativa, al design alla qualità alla propensione imprenditoriale,  tutti valori intangibili capaci di soddisfare meglio degli altri i desideri non razionali, che prima era riconducibile anche a un costo del lavoro competitivo e alla posizione vantaggiosa sui cambi monetari. Il made in Italy ha subito tre attacchi: crescita del costo del lavoro (dal 2002 a oggi in Italia (più)+18% in Germania (meno) -8%) posizione di debolezza sui mercati monetari oltre alla crisi economica e finanziaria (2008) ha ridotto i consumi sui mercati tradizionali. Per uscire bisogna sostenere una politica industriale competitiva

La crisi?

Si scrive crisi, si legge trappola globale: un’economia impazzita, una macchina «regolata» solo dalla mancanza di regole, voluta da pochi speculatori e una sovranità impersonale del puro gioco di capitali.

Quale cambiamento vede?

Il cambiamento sarà molto lento con un percorso lungo. Ci sarà sicuramente una necessità di revisione di tutti i sistemi di welfare ai quali siamo abituati. Dobbiamo sperare che il sistema regga a questa nuova transizione. Il compito degli stati sovrani sarà quello di guidarla e accompagnarla senza che si determino traumi pericolosi.

L’Europa?

Oggi l’Europa si dimostra un aggregato di Nazioni dove le più forti, in particolare la Germania, esercitano la loro egemonia sulle altre. Sarà proprio la Germania e gli Stati più forti a essere costretti a rivedere le loro politiche economiche, per non rischiare un’implosione che possa danneggiare in primis la loro autonomia e quella dell’Europa. Necessario intensificare e portare avanti un processo di espansione oltre i confini europei.

L’auspicio?

de-costruire per ri-costruire partendo dall’economia reale. Questo ragionamento mi porta a sperare che si possa ancora costruire un futuro per il nostro Paese, sostenendo l’economia reale riequilibrandone i pesi con quella finanziaria. Il cambiamento sarà possibile nel momento in cui il mercato anche attraverso la politica, saprà superare le disuguaglianze distributive. Il sistema dovrà generare maggiore credibilità istituzionale, modernizzando il pensiero del Paese.

Il futuro?

È dei giovani, credo che sarà la generazione degli under 30 a cambiare il futuro. Li vedo li ascolto li stimo. Stanno crescendo con la sofferenza della precarietà, stanno crescendo con la voglia di cambiare e l’energia della loro stagione. Li trovo misurarsi su una competizione collaborativa che produce effetti positivi in un’ottica di ricostruire il nostro paese.

 

Cianciullo Marmi Partner del progetto Young Factory Design

Sinergie positive tra Professionisti e Imprese grazie a Young Factory Design – Contest Salerno di Confindustria Salerno.

Young Factory Design. Concorso riservato a architetti, designer e progettisti under 40

Il Gruppo Legno – Sistema Casa di Confindustria Salerno ha organizzato la prima edizione del Young Factory Design, concorso di idee indirizzato ad architetti, designer e progettisti under 40. Il concorso è stato patrocinato dall’Ordine degli Architetti di Salerno, l’Associazione per il disegno industriale Campania e Napoli Creativa.

Sono state proposte soluzioni progettuali di arredo e/o oggetti di design e/o prodotti tessili per la casa e/o espositori, proposte che valorizzano i materiali delle aziende partecipanti.

Noi abbiamo il piacere di pubblicare una breve presentazione dei progetti riferiti al settore Marmi.

La Slovenia chiama il Made in Italy: Cianciullo risponde

L’incontro a Lubiana ha aperto nuovi orizzonti per il futuro.

Marino Firmani, Project Manager per Cianciullo, insieme con PetraZakrajšek, SaraHočevar e Tjaša, hanno costituito un gruppo di lavoro per lo studio di soluzioni di arredamento adatte ad un mercato sempre più attento al particolare.

Soluzioni abitative progettate con un design moderno, che trova nella tradizione più classica, il suo nuovo valore.

Una cultura mediterranea abbinata a quella dell’Europa Centrale incontra una creattività capace di soddisfare una nuova interpretazione europea dell’abitare.

Lubiana incontra Salerno. Slovenia chiama #MadeInItaly. Dalla contaminazione Europea nasce “Designing-Stone”

Una miscela che combina il moderno con il tradizionale.

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